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Generalità sui Tumori della Testa e del Collo
I tumori della testa e del collo rappresentano un ampio gruppo di neoplasie (= tumori) che possono insorgere a livello delle fosse nasali e dei seni paranasali, della faringe (nasofaringe, orofaringe, ipofaringe), della bocca e della laringe.
I tumori maligni della testa e del collo rappresentano, a livello mondiale, circa il 10% dei tumori maligni negli uomini ed il 4% nelle donne. Si stima che in Italia rappresentino circa il 5% dei tumori maligni , al 5° posto come frequenza, con circa 12000 nuovi casi/anno. Il rischio di ammalarsi, in Italia, è 7 volte più alto nei maschi che nelle femmine.
Si tratta di un gruppo di tumori molto eterogeneo, da molti punti di vista, ma sicuramente i fattori di rischio comuni sono rappresentati dal fumo di sigaretta e dall’alcool.
Il trattamento prevede l’integrazione di più terapie, tra cui la chirurgia, la radioterapia e la terapia con farmaci.
I tumori della testa e del collo possono essere classificati in base alla sede anatomica in cui origina la malattia:
I tumori delle ghiandole salivari rappresentano circa il 5% di tutte le neoplasie del distretto cervico-cefalico: si tratta soprattutto di neoplasie benigne; la sede più frequentemente colpita è la ghiandola parotide (80% dei casi totali), l’età media d’insorgenza si aggira attorno ai 45 anni per le neoplasia benigne, 55-65 anni per quelle maligne. A differenza delle altre neoplasie del distretto cervico-cefalico, in genere non sussiste una storia di etilismo o di tabagismo.
L’incidenza di metastasi linfonodali latero-cervicali al momento della diagnosi è circa del 25%. Le metastasi a distanza sono diagnosticate molto raramente all’esordio della malattia, generalmente compaiono nel corso degli anni con percentuali che variano dal 2% al 30% a seconda dello stadio iniziale e dell’istologia. L’organo maggiormente interessato è il polmone.
Pur in considerazione della notevole eterogeneità all’interno di questo gruppo di malattie, è possibile riassumere i risultati del trattamento osservando che l’associazione chirurgia-radioterapia consente in generale una probabilità di controllo loco-regionale molto soddisfacente, intorno all’80-90% a 5-10 anni, mentre la sopravvivenza è di molto inferiore (50% a 10 anni) anche per l’elevato rischio di metastasi distanti.